La natura è la vera regina di Norcia, bella ed esplosiva, in tutte le sue manifestazioni. Le delicate Marcite, a pochi passi delle antiche mura. La piana di Santa Scolastica e quella di Castelluccio, colorata dalla fioritura. Il maestoso Monte Vettore, con la sua forza e la sua imponenza. E poi i campi coltivati, i boschi e le colline, da attraversare a piedi, in bici, a cavallo o in moto.

La fioritura di Castelluccio di Norcia

La Fioritura (o Fiorita) del Pian Grande di Castelluccio (e non Castel Lucio, come scrive qualcuno) è senza dubbio uno degli appuntamenti più conosciuti e importanti che hanno come protagonista la nostra bellissima Norcia. Un evento storico, culturale e naturalistico molto apprezzato dai turisti e tradizionalmente mantenuto dai nursini. Una meraviglia della natura, un trionfo di colori che si rinnova ogni anno, tra giugno e luglio, incantando tutti. Ad essere precisi, però, dovemmo chiamarle le fioriture di Castelluccio, al plurale, perché a sbocciare sono tanti tipi di fiori diversi.

Le strade per arrivare a Castelluccio di Norcia

Il palcoscenico della Fioritura: Castelluccio di Norcia e il Pian Grande

La zona del Pian Grande si trova a pochi chilometri dal centro storico di Norcia, collocata proprio alle pendici del Monte Vettore.

Da un punto di vista territoriale l’area è delimitata a nord-est dal monte Vettore, a sud-est dal monte Guaidone, a nord-ovest dal monte Veletta e a sud-ovest dal monte Ventosola. Questa serie di monti, tolto il Vettore (2478m s.l.m), non raggiungono altitudini molto elevate ma contribuiscono a creare una conca il cui fondo piatto è rappresentato dal Pian Grande. Oltre a questa estesa spianata, sono presenti altri due piani, denominati Pian Piccolo e Pian Perduto, entrambe meno estesi del primo, anche se ugualmente conosciuti.

Queste superfici sub planari naturali si sono formate nel corso di milioni di anni, con lenti ma costanti movimenti geologici dovuti alla formazione della catena degli Appennini. Attualmente sono interessate da fenomeni carsici, che hanno determinato la formazione di strutture carsiche conosciute dagli abitanti locali come mergani, le quali costituiscono dei profondi inghiottitoi che solcano la piana principale e drenano le acque meteoriche in falde idriche sotterranee, che apportano acqua anche ai fiumi Sordo e Torbidone, della piana di Santa Scolastica.

Il micro clima della piana è da considerarsi quasi assimilabile a quello della steppa. E’ caratterizzato da ampie escursioni termiche giornaliere, per effetto della dispersione di calore da parte dell’ampia superficie carsica. La temperatura media massima durante l’anno è di 10 °C e la minima media è di 2,6 °C, con un ammontare di 135 giorni di gelo all’anno. I giorni di pioggia all’anno sono abbastanza esigui ( 105 ) con un periodo estivo molto secco, durante il quale mediamente si registrano solamente 184 mm di pioggia in tutto il trimestre.

Queste condizioni ecologiche restrittive, unite ad un terreno fortemente drenante a causa del presente carsismo, scoraggerebbero molte coltivazioni. Eppure tali condizioni avverse sono state superate grazie ad una virtuosa convivenza tra uomo e territorio, che ha portato alla selezione nel tempo di una varietà di lenticchia (Lens culinaris) che oggi è conosciuta come la lenticchia di Castelluccio IGP.

La coltivazione della lenticchia è stata sviluppata nel tempo dagli abitanti principali di questa piana, ovvero i cittadini norcini che vivono nella frazione di Castelluccio, arroccata su di una collina che domina la zona. Un occhio attento e vigile su tutta la piana, è proprio lì che si hanno le migliori visuali della zona.

Visita Norcia in occasione della Fioritura. Leggi qui tutte le info utili!

 

La fioritura di CastelluccioLa fioritura di Castelluccio di Norcia è la fioritura della lenticchia?

L’evento della fioritura del Pian Grande, solitamente, viene collegato alla fioritura della lenticchia. In realtà non è proprio così, sarebbe riduttivo riportare alla sola fioritura della lenticchia, quello che è uno spettacolo floreale unico al mondo.

Come ben sappiamo, spesso nei campi coltivati, dove non vengono utilizzati pesticidi di sorta, oltre a svilupparsi la specie vegetale seminata possono svilupparsi una serie di piante definite “infestanti delle coltivazioni”. Si tratta di specie vegetali che prosperano proprio negli ambienti coltivati.

Quello delle infestanti è spesso visto come un problema, eppure nella piana del Castelluccio la presenza di queste piante si trasforma in una potenzialità! Le radici di queste piante, infatti, fanno in modo che nel terreno si mantenga un costante livello di umidità, che permette alla lenticchia di svilupparsi. Inoltre consentono di prevenire la perdita dei nutrienti dal suolo, che è interessato da un forte drenaggio. Ovviamente non vengono seminate insieme alla lenticchia, ma naturalmente si disperdono nei campi e di anno in anno li colonizzano.

Ecco quindi che nell’attesa dello sviluppo dell’oro della piana, ovvero la lenticchia, i turisti e gli abitanti di Castelluccio possono godere di uno spettacolo floreale del tutto naturale, dato dalla fioritura delle infestanti. Durante tutto il periodo si assiste ad un concerto di colori, dato dal fatto che le fioriture delle diverse specie vegetali non sono sincrone e quindi creano delle alternanze temporali di colore.

Scopri i segreti della Lenticchia di Castelluccio di Norcia

Papaveri sul pian grande di Castelluccio di NorciaQuando inizia e quanto dura la Fioritura di Castelluccio di Norcia?

A dare inizio alle danze ci pensano le corolle gialle e delicate della senape selvatica (Sinapis arvensis), che ondeggiano al vento insieme ai primissimi papaveri (Papaver rhoeas), che iniziano a tingere di rosso la piana.

Le prime battute di questo concerto floreale partono verso gli inizi di maggio, e durante questo mese, con il passare dei giorni, si aggiungono sempre nuove note di colore. Verso metà maggio iniziano a comparire le note bianche portate dalla camomilla bastarda (Anthemis arvensis) e dal leucantemo (Leucathemum vulgare), che ondeggiano insieme ai papaveri e alla senape selvatica. Si aggiunge, sempre a maggio, anche lo “specchio di Venere” (Legousia speculum – veneris), una pianta elegante, dal portamento fine, con un asse fiorale che si staglia sui campi coltivati e li colora di un grazioso blu che può virare al violetto e al celeste.

Maggio è il mese del risveglio della natura e quindi dell’inizio della preparazione alla vera fioritura, che vede il suo culmine nei mesi di Giugno e inizio Luglio, quando arriva anche il fiordaliso che dona alla piana l’ultimo tocco di colore, con il suo particolare violetto. Ed ecco quindi che tra i mesi di Giugno e Luglio il Pian Grande del Castelluccio e i due piani Piccolo e Perduto, si vestono a festa e offrono questo spettacolo.

Il periodo di massimo splendore della fioritura è solitamente tra fine giugno e inizio luglio.

E’ una festa della natura, quella della fioritura, che potrà mantenersi nel tempo solo se si preserveranno adeguatamente quelle tradizioni positive di coltivazione biologica, che le hanno dato modo di formarsi.

Articolo a cura del Dottor Giordano Rossi, botanico naturalista

Avvertenze

A tutti coloro che verranno a visitare la bellissima Fioritura di Castelluccio vogliamo rivolgere una preghiera: rispettate dal profondo del cuore questo spettacolo della natura. Quindi non calpestate i prati in fiore e fate attenzione a non disperdere cartacce o simili nei campi.

Grazie!

Scopri Castelluccio: dove mangiare, dove dormire e cosa vedere

La webcam di Castelluccio, il paese e la fioritura in diretta

Vuoi dare un occhiata a Castelluccio “in diretta”? Controllare la fioritura? Sul sito di Umbria Meteo sono disponibili le immagini inviate dalla webcam che veglia sul paese. Dalla primavera 2019, però, è di nuovo attiva anche la webcam ufficiale.

Guarda la webcam di Castelluccio

La Fioritura di Castelluccio di Norcia 2020 – Il programma completo e gli aggiornamenti in tempo reale

Sale già l’attesa per la Fioritura di Castelluccio 2020. Il 2019 ci ha regalato delle fioriture un po’ bizzarre, a causa del tempo inclemente. Prima un maggio particolarmente rigido e piovoso, che l’ha fatte iniziare in ritardo, poi una seconda metà di giugno molto calda, che ha tramortito i fiori prima che raggiungessero il loro massimo splendore. Lo spettacolo è stato comunque molto affascinante e ha attirato, come al solito, moltissimi turisti. Speriamo, però, in un 2020 più ricco, anche per recuperare il sorriso dopo giorni di lockdown e pandemia davvero difficili. Noi ci stiamo già preparando e vi terremo aggiornati su questa pagina!

Leggi le informazioni per arrivare a Castelluccio di Norcia

Le foto della fioritura 2020

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Alcune foto della fioritura degli anni passati

Trekking cammino san benedetto

Il Cammino di San Benedetto, da Norcia a Montecassino

305 km, da Norcia fino a Montecassino. Il Cammino di San Benedetto ripercorre le tappe della vita del Santo, regalando ad escursionisti appassionati uno spettacolo unico. Sentieri silenziosi che si snodano tra borghi medievali e boschi, per un’esperienza davvero unica. Scopriamola insieme.

Viviamo l’era dei voli transnazionali low cost, delle compagnie aeree che ci offrono viaggi a prezzi stracciati, ma ci costringono a comprimere bagagli e gambe in anguste cabine aereo, piene come le metro all’ora di punta. In un contesto così sfrenato e caotico, il “Cammino di San Benedetto” potrebbe essere il giusto modo per conciliare la voglia di scoperta e di avventura, con prezzi modici e rispetto dell’ambiente. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Lungo il cammino di San Benedetto, la rinascita di una tradizione

Il Cammino di San Benedetto è un percorso storico – naturalistico, da fare a piedi o in bicicletta, che unisce Norcia a Montecassino, ripercorrendo le tappe di uno dei santi più importanti della storia europea. Dal 2012, è tornato pienamente operativo, grazie all’impegno di tante persone appassionate e grazie alla stesura della prima guida al Cammino, curata da Simone Frignani, biologo e grande esploratore di antichi percorsi e sentieri.

Queste vie di terra, da allora, hanno vissuto una sempre più intensa frequentazione da parte di gruppi di escursionisti, più o meno professionisti. Tutto questo ha dato il via ad una crescita delle attività turistiche legate al Cammino, come ostelli, punti di accoglienza, punti di ristoro etc.

Scegliere di mettersi in viaggio per questi luoghi sicuri, segnati e ben tenuti, vuol dire sostenere una microeconomia in crescita, che in tempi in cui spesso si parla di “sostenibilità ambientale”, è sicuramente il modo migliore per far del bene a se stessi e alla natura.

Prima di partire, leggi la storia di San Benedetto e Santa Scolastica

Il percorso del Cammino

Il percorso del Cammino si sviluppa per 305 km. Parte da Norcia, attraversa  Rieti, Orvinio e Subiaco, fino ad arrivare a Montecassino. Idealmente è pensato per essere percorso, nella sua interezza, proprio da Norcia a Montecassino, ma con la cartina e i punti GPS (disponibili con la guida) è possibile farlo anche al contrario.

Il cammino ripercorre le tappe principali della vita di San Benedetto, che, nato a Norcia, fu da giovane inviato a Roma dal padre per gli studi. Nell’attuale capitale italiana, però, non rimase per molto tempo, perché fu attratto intensamente dalla vita spirituale e si ritirò a Subiaco, presso un primo eremo. Fu li che poi fondò la prima comunità monastica. Dopo alcuni anni si spostò a Montecassino, tappa finale del cammino e anche ultimo luogo dove visse San Benedetto. Li diede forma a una nuova comunità monastica, che tutt’ora vive presso l’abbazia.

Se calcherete i sentieri del Cammini, il vostro miglior compagno di viaggio sarà il silenzio e la vostra miglior guida la Natura, poiché il percorso si sviluppa in zone montuose, tra le cime e le valli dell’Umbria sud-orientale e del Lazio orientale.

Si costeggiano i monti Reatini per poi scavalcarli immergendosi in estese faggete. Si segue il fiume Turano per poi incontrare il lago del Turano contornato dai monti Lucretili. Si percorre quindi la valle dell’Aniene, per poi incontrare i monti Simbruini e quindi gli Ernici. Si gode del silenzio delle gole del Melfa, dove risiedettero i primi eremiti, per poi giungere alla tappa finale, l’abbazia di Montecassino.

Il punto di partenza è la piazza di San Benedetto a Norcia. La prima tappa prevede l’attraversamento della piana di Santa Scolastica (sorella gemella di San Benedetto), per raggiungere Cascia. Il percorso segue la strada sterrata che passa per la frazioni di Popoli e Piediripa, quindi sale per la frazione di Ocricchio e, attraverso i fitti boschi di querce, aceri e gialle ginestre, conduce a Cascia. Se non si ha troppa fretta, è consigliata una piccola deviazione per poter ammirare lo spettacolo naturalistico delle marcite di Norcia.

Questo viaggio ecologico vi darà modo di scoprire borghi medioevali spesso poco conosciuti, ma che vi stupiranno per tradizione, ospitalità e bellezza. Vi sentirete immersi nel cuore verde dei monti dell’Italia centrale, e respirerete a pieni polmoni l’aria pulita e carica di tranquillità. Sarà come fare un lungo bagno di spiritualità e bellezza naturalistica e questo vi rigenererà nel corpo e nell’anima.

Potrete comprendere quanto sia importante preservare tanta bellezza, soprattutto dopo gli veneti sismici del 2016 che hanno fortemente intaccato parte di queste zone. Toccherete con mano la resilienza di chi lotta per non abbandonare quei luoghi, e probabilmente vi sentirete emotivamente coinvolti. Tornerete diversi e non solo abbronzati!

Il punto forte di questo itinerario è che, come detto, non per forza dev’essere percorso tutto, perché è diviso in 3 sotto itinerari, confacenti alle possibilità di ognuno:

  • Norcia-Rieti: da percorrere in 5 giorni (luoghi santi, tra monti e boschi)
  • Rocca Sinibalda-Subiaco: da percorrere in 3 giorni (Panorami e borghi)
  • Subiaco-Montecassino: da percorrere in 7 giorni (sei tappe fra abbazie, memorie romane e natura).

Inoltre, sulla guida, per ogni tappa, vengono indicate le tempistiche di percorrenza, il dislivello coperto, e tutte le informazioni necessarie per alloggiare o per trovare ristoro.

Non vi resta quindi che spolverare gli scarponi o le scarpe da trekking, controllare l’equipaggiamento, afferrare la guida e mettervi in cammino!

Articolo a cura di Giordano Rossi – Botanico naturalista

Link utili

https://www.camminodibenedetto.it/

https://www.facebook.com/Pro-Loco-Cammino-di-San-Benedetto-313843289092355/

Info per organizzare la sosta a Norcia

Ex ferrovia Spoleto-Norcia, dove la storia abbraccia la natura

La vecchia ferrovia Spoleto – Norcia è oggi un sentiero pedonale e ciclabile lungo 30 km..  Un magnifico itinerario nel cuore naturalistico dell’Umbria, inserito nella lista dei Beni Culturali italiani per il suo valore storico, paesaggistico e ambientale.  Un sentiero dove storia e natura si uniscono in un abbraccio senza eguali.

In treno da Spoleto a Norcia, la ferrovia alpina sugli Appennini

La ferrovia Spoleto-Norcia rappresentava un piccolo esempio di ferrovia alpina, poiché attraversava parte degli Appennini ed era caratterizzata dalla numerosa serie di gallerie e viadotti, resi necessari proprio dalla morfologia del territorio. Oggi è stata convertita e valorizzata in un meraviglioso percorso ciclabile, grazie alla bellezza del suo percorso e dei suoi paesaggi.

Il “Gottardo Umbro”, una storia lunga più di 40 anni

Il primo progetto di costruzione di una ferrovia che collegasse Spoleto con Norcia risale al 1909. Dopo varie modifiche, il progetto definitivo fu redatto dall’ingegnere svizzero Erwin Thomann, progettista della Ferrovia del Lötschberg. I lavori di costruzione iniziarono nel 1913, ma furono rallentati dagli effetti della Prima guerra mondiale:. L’inaugurazione della ferrovia Spoleto Norcia avvenne solo il 1º novembre del 1926.

I caratteri plano-altimetrici ne facevano un piccolo gioiello di ingegneria ferroviaria. Lungo i suoi 51 km totali vennero costruite 19 gallerie e 24 viadotti, considerati all’avanguardia da un punto di vista ingegneristico e architettonico. La pendenza è sempre molto ridotta e vari tratti sono elicoidali, simili a quelli che si trovano nelle ferrovie svizzere. All’epoca della sua costruzione, per le sue particolari caratteristiche, questa ferrovia era comunemente detta “il Gottardo Umbro”. Dopo una breve interruzione nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la ferrovia restò attiva fino alla dismissione del 1968.

Norcia & Natura

In mountain bike lungo l’ex ferrovia, la riqualificazione

L’idea di convertire il dismesso tratto ferroviario in un percorso destinato al turismo risale ai primi anni 2000. Furono proposti studi circa la possibilità di trasformare il tracciato in un percorso dedicato al cicloturismo, come avvenuto in casi simili. Nel 2006 il comune di Spoleto iniziò l’opera di messa in sicurezza del tratto da Spoleto a Piedipaterno con trasformazione in percorso ciclopedonale, i cui primi 34 chilometri vennero inaugurati nel 2014.

A fine 2010 venne elaborato un progetto di recupero di tutti i fabbricati di servizio, come i magazzini e le stazioni, per recuperarli come quali ostelli, bar e case vacanze. Attualmente della vecchia linea restano poche ma significative tracce. Sono state asportate tutte le traversine ed i binari, ma molti caselli sono divenuti comodi parcheggi o info point per i turisti.

L’antica ferrovia Spoleto Norcia oggi, un itinerario mozzafiato per appassionati di Mtb

Un lungo tratto del tracciato originale della ferrovia è oggi percorribile grazie al  restauro che lo ha riportato a nuova vita e messo completamente in sicurezza. Un’emozione lunga più di 30 km tra natura e storia.

Il percorso, da fare a piedi o in Mountain Bike (Mtb)

Una volta i convogli impiegavano circa 2 ore per collegare Spoleto a Norcia, la città di San Benedetto, dell’arte gastronomica e del tartufo nero.

Scopri le meraviglie di Norcia

Oggi, un escursionista allenato può affrontare il percorso tranquillamente in 15 ore, dividendo l’itinerario in 2 tappe che non prevedono grosse difficoltà, tanto che l’accesso è consentito a tutti, comprese le famiglie con bambini. Le pendenze non superano il 4%, i viadotti aprono la vista a panorami spettacolari e i quasi 5 chilometri di gallerie fanno la gioia dei mountain bikers.

Si parte da Spoleto e si sale fino alla Caprareccia dove, dopo una galleria di 2 chilometri, si inizia a scendere: 7 chilometri di passeggiata portano a Sant’Anatolia di Narco, lasciandosi alle spalle la parte più impegnativa del percorso. A Sant’Anatolia di Narco è ancora visibile la stazione, e nel borgo successivo, Castel San Felice, sorge l’ abbazia dei santi Felice e Mauro, con la sua elegante facciata in stile romanico spoletino.

Passata la lunga galleria di Triponzo si scopre la suggestiva gola di Balza Tagliata, dove due massicci calcarei alti quasi 700 m si fronteggiano divisi dal fiume Corno. Sulla parete opposta a quella della via ferrata, c’è ancora l’antico sentiero di epoca preromana, scavato nella roccia viva, che fino al 1857 era l’unica via diretta verso Norcia. L’ultimo grande scenario è lo Stretto Biselli, che si palesa all’improvviso dopo aver attraversato il Corno su 6 ponti di ferro.

Tra storia e natura, un brivido da provare

Tra le pieghe rocciose degli Appennini, i verdi intensi dei boschi e l’azzurro limpido del fiume Nera, che costeggia il percorso fino a Cerreto di Spoleto, i panorami dell’ex ferrovia tolgono davvero il fiato. Ci sono itinerari per tutti i gusti: gli appassionati di rafting possono scivolare sulle acque del Nera, mentre chi fa trekking o pedala può esplorare una vecchia galleria abbandonata.

E i paesaggi non sono l’unica attrazione naturalistica del percorso. E’ frequente, infatti, imbattersi in diverse specie di animali che hanno ripopolato l’area dopo la dismissione della ferrovia. Tra questi, numerosi rapaci diurni che volano tra le rocce, come il Gheppio, piccolo falchetto, e la Poiana. Oppure, se siete particolarmente fortunati, potrete ammirare una coppia di Aquila Reale che ha il suo nido in una delle gole attraversate dalla strada ferrata. Anche il Lupo e il Gatto Selvatico europeo sono abitanti e predatori di questi luoghi incantati. Ma i veri protagonisti sono i pipistrelli, di cui sono presenti diverse specie tra cui il Miniottero, tutelata dalle direttive europee di biodiversità, che nel tunnel di Caprareccia conta circa 3.000 esemplari.

Norcia, cultura e tradizione

Ferrovia Spoleto Norcia, percorso agibile dopo il terremoto +++ In aggiornamento +++

Il sisma del 2016 ha gravemente compromesso anche parte del tracciato della ciclabile nata sulla tratta del ex ferrovia. Ad oggi, i tecnici di Umbria Mobilità, società che gestisce il percorso, comunicano che i tratti agibili e aperti sono:

  • dalla stazione Museo di Spoleto all’ingresso galleria di Caprareccia;
  • dalla stazione di Santa Anatolia di Narco (aperta con punto informazioni e ristoro) al Casello della Romita;
  • un breve tratto in comune di Norcia dal Km 48,600 al km 51,200, poco oltre la riaperta Stazione di Serravalle di Norcia a supporto delle attività outdoor.

I primi due tratti sono collegati, uscendo all’altezza della stazione di Caprareccia,  dalla strada panoramica asfaltata a scarsissimo traffico veicolare che conduce a Forca di Cerro e poi a Santa Anatolia.

Sono inoltre aperti il Museo ed il Plastico della ferrovia, anche per visite guidate, siti in via fratelli Cervi 10,  a Spoleto.

Brochure ufficiale ex ferrovia Spoleto Norcia

Monti Sibillini

I Monti Sibillini, luoghi di silenzio e meraviglia

Monti Sibillini

A lungo Norcia lottò per il primato sui Monti Sibillini, un’area naturale dal fascino assoluto

Nel territorio montano che si trova a cavallo tra Marche ed Umbria, nelle zone di Norcia, Ussita e Visso, si sviluppa un massiccio montuoso tra i più imponenti di tutto l’appennino centro-meridionale, ovvero i Monti Sibillini. Un intreccio perfetto di natura e storia, un territorio carico di bellezza e mistero, un luogo abitato da animali e leggende. A proteggerli, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Le origini dei Monti Sibillini e il significato del loro nome

Queste dorsali di roccia si distendono verso sud per una lunghezza di circa 40 km, con cime che superano i 2000 mt di altitudine s.l.m. Il nome di questo complesso montuoso deriva storicamente dalla leggenda della Sibilla, che in parte ha origine dalla concezione mitica della Sibilla Cumana, ma dalla quale si distacca nettamente come ruolo. Se la Sibilla Cumana aveva il compito di fornire degli oracoli, la Sibilla dei Monti sibillini è una sorta di figura mitica, con il corpo di donna e le gambe di capra, abitante di una caverna con immensi tesori, che si tinge di stregoneria ed esoterismo. E’ nota principalmente grazie al romanzo storico d’avventura “Guerrino detto il meschino”.

Il massiccio montuoso è composto prevalentemente da rocce calcaree e calcareo-marnose, queste ultime presentano una componente argillosa. Ecco quindi che quando si passeggia nei luoghi dei Monti Sibillini, sembra di camminare su di un paesaggio lunare. Le tonalità del grigio e del bianco, sono accompagnate dal verde della vegetazione molto rada e quasi completamente priva di alberi.

Le rocce, che sono state deposte tra i 20 e i 200 milioni di anni fa, vengono modellate attraverso fenomeni di crioturbazione. Gli incessanti sbalzi di temperatura, dovuti alle ampie escursioni termiche tra il giorno e la notte, contraggono e dilatano continuamente le rocce, che distaccandosi formano ampie distese di massi e sassi di varia grandezza. Tutta questa zona, tra i 200 e i 20 milioni di anni fa, era sommersa da un mare basso e calmo, ed ha goduto di una costante deposizione calcarea che ha costruito lo scheletro portante dei monti che si osservano. 20 milioni di anni fa sono quindi iniziati quei fenomeni sismici, lenti ma costanti, che nel tempo hanno fatto emergere i monti sibillini e che tutt’ora continuano a “modellare” la zona. Quello dei sismi è dunque il motore di questi complessi montuosi, che dobbiamo imparare a gestire e con il quale dobbiamo imparare a convivere.

Norcia Monte Vettore

Il Monte Vettore, la cima più alta dei Monti Sibillini

Dal Monte Bove fino al Monte Vettore (e al Lago di Pilato)

La dorsale principale ha un orientamento da Nord-Ovest verso Sud-Est. Nel settore settentrionale troviamo il Monte Bove, suddiviso in M.Bove Nord e M.Bove Sud. Così chiamato perché ha un profilo che ricorda la schiena di un bue, ed è caratterizzato dalla presenza di pareti a strapiombo e con forte pendenza. Nel settore centrale troviamo Monte Porche e Palazzo Borghese, cime in cui è presente una biforcazione montuosa, con direzione Sud-Ovest / Nord -Est, che collega prima a Cima Vallelunga e poi al Monte Sibilla. Quindi proseguendo verso la porzione meridionale troviamo in sequenza, Quarto San Lorenzo, Cima dell’osservatorio (così chiamata perché avevano costruito in tempi remoti un osservatorio astronomico), Pizzo del Diavolo e Cima del redentore. Poi la dorsale compie una curva, all’esterno della quale troviamo il Vettoretto e quindi tornando verso l’interno il Monte Vettore, che raggiunge i 2478 mt s.l.m, ed è la cima più alta dei Monti Sibillini. Quest’ultimo sovrasta il piano carsico del Castelluccio, conosciuto come Pian Grande.

Hai mai sentito parlare della Fioritura di Castelluccio di Norcia? Leggi qui!

Questa forma ad “U” che si osserva, costituita dai monti sopra citati (Da Quarto San Lorenzo, al Vettore), è dovuta alla passata presenza di un’enorme massa di giaccio all’interno della conca del Monte Vettore, che ora accoglie il lago di Pilato. Quest’ultimo è conosciuto per la presenza del noto anostraco, il chirocefalo del marchesoni. Durante i periodi glaciali in questo luogo si accumulava una grande massa di neve e ghiaccio, che nel tempo ha scavato con il suo peso questa enorme conca. La massa di ghiaccio accumulato, quando presente, si è lentamente distesa creando una lingua di ghiaccio che in gergo tecnico è chiamata proprio “lingua glaciale”, che con il tempo ha eroso i monti e creato la valle del lago di pilato, che dall’omonimo lago arriva ad un piccolo paesino ai piedi del monte, chiamato Foce.

Scopri la storia di Norcia

 

Fonte: Di Interminatispazi – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=49917553

La vegetazione dei Monti Sibillini: un paesaggio lunare

In questi luoghi belli e remoti, la vegetazione trova difficoltà a crescere rigogliosa. I forti venti in quota, le temperature che possono oscillare molto tra il giorno e la notte, il suolo povero e la presenza di rocce e massi a varia granulometria, sono i fattori ecologici più limitanti. Ecco quindi che troviamo rari cespugli di ginepro nano (Juniperus communis var.prostrata) o di mirtillo nero (Vaccinium mirtyllus), che sembrano non arrendersi alle condizioni ambientali estreme, e con grande costanza e volontà, grazie ai loro forti apparati radicali , si aggrappano ai costoni brulli in un paesaggio lunare. Tra i 2000 e i 2500 mt s.l.m l’unica formazione vegetale che riesce a svilupparsi è quella delle praterie d’alta quota, dette praterie “primarie” perché presenti senza l’intervento dell’uomo, che spesso attraverso il disboscamento crea artificiosamente le praterie. Queste, a causa della loro posizione particolare, diventano delle vere e proprie isole della biodiversità, conservando specie vegetali che crescono solo in questi luoghi e solo nell’Appennino centro meridionale, e per questo sono dette “endemiche”. Ne sono un esempio le praterie a sesleria appenninica (Sesleria juncifolia) o con il pettenaccio (Festuca dimorpha) posizionate sulle scarpate, che creano dei ciuffi dapprima verdi e quindi dorati quando colpiti dai raggi solari del tramonto. Quando le rocce lasciano dei piccoli interstizi, dove può conservarsi un poco di umidità, e dove nel tempo può accumularsi anche un cm o due di suolo, fiorisce un’ampia gamma di biodiversità vegetale del tutto particolare. Il botanico ma anche il profano si magnificano davanti alla varietà delle specie floristiche che possono trovarsi in questi luoghi. Ecco quindi che è affascinante osservare i cuscinetti di Vitaliana primuliflora, il cui fiore ricorda quello delle primule sia per la forma a tubetto cilindrico, che per il suo colore giallo; è una specie abbastanza rara che si trova nella zona del Monte della Sibilla. Oppure, altro cuscinetto naturale piacevole da osservare, è quello formato dalla silene a cuscinetto (Silene acaulis) che produce dei fiori di piccoli dimensioni, ma di un rosa delicato che colora l’intera pianta quando è in fiore, la sua presenza è segnalata sul Monte Vettore e presso Palazzo Borghese. In tutto questo concerto di colori e sfumature, non può mancare il famoso candore della stella alpina degli appennini (Leontopodium nivale), che fiorisce nel periodo tra giugno e agosto. Le essenze arboree sono chiaramente assenti in questi luoghi, anche se è presente un salice, di solito conosciuto come essenza arborea, ma che in questi ambienti è rappresentato dal salice retuso (Salix retusa) che ha un portamento prostrato; si sviluppa orizzontalmente, e produce caratteristiche foglie piccole, coriacee e di un verde scuro brillante.

I Monti Sibillini nel loro sconfinato silenzio,  conservano tesori forse più belli di quelli che gli avventurieri cercavano nelle caverne della Sibilla. Forse dovremmo solamente capire quali sono i tesori di questo territorio, magari cambiando il nostro punto di vista, vedendo l’oro nel sole che colpisce le praterie al tramonto, la perla nei petali della stella alpina degli appennini o gli smeraldi nel verde scuro del salice retuso.

Articolo a cura del Dottor Giordano Rossi, Botanico Naturalista

Visita Norcia, ti aiutiamo a programmare la tua vacanza

 

Alla scoperta del Parco dei Monti Sibillini

Il territorio dei Monti Sibillini, ad oggi ricade all’interno di uno dei più bei parchi naturali italiani, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Una vacanza a Norcia è l’occasione perfetta per dedicarsi alla scoperta di questi luoghi magici, attraverso escursioni a piedi, in bicicletta, a cavallo o a dorso di mulo. Ci sono itinerari e sentieri adatti ad ogni tipo di esigenza e a qualsiasi età, dai bambini fino agli escursionisti più esperti. Qui una mappa messa a disposizione proprio dall’ente parco.

Guarda la mappa dei sentieri

 

Forca Canapine

Castelluccio di Norcia, la perla dei Sibillini

Castelluccio è probabilmente la più famosa tra le frazioni del comune di Norcia (provincia di Perugia). Il borgo antico, la splendida fioritura, la maestosità del Monte Vettore e la bontà di alcuni prodotti tipici locali, come la lenticchia, ne fanno un luogo tra i più belli dell’Umbria, meta privilegiata per gli amanti della natura e del buon cibo.

Castelluccio in tempo reale – La webcam

Il racconto di Castelluccio: geografia, storia e curiosità

Castelluccio, borgo di lunga storia, è collocato in una posizione molto particolare, che lo rende un luogo unico. Distante circa 30 km da Norcia, da cui si può raggiungere con una strada panoramica, Castelluccio si trova in cima ad una collina che si eleva sull’omonimo altopiano, uno dei più vasti dell’Italia centrale, inserito nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. La sua altitudine di 1.452 m s.l.m. ne fa il centro abitato più alto dell’Appennino Umbro-Marchigiano. Proprio di fronte a Castelluccio si staglia l’imponente Monte Vettore, di cui dal borgo si può godere un panorama senza eguali.

Una breve guida che racconta tutte le frazioni di Norcia

Castelluccio di Norcia o Castel Lucio di Norcia? Le origini del borgo

Non esistono molte testimonianze scritte sulle origini di Castelluccio di Norcia, spesso erroneamente chiamata Castel Lucio di Norcia, ma possiamo dire con certezza che la presenza dell’uomo in queste alture non è un fatto recente, come dimostrano i frammenti di terracotta di età romana rinvenuti in località Soglio, presso l’antica Fonte di Canatra.

Al III secolo a.C. risalgono anche le fondamenta di un edificio del paese e alcune monete trovate nella zona con l’immagine di Claudio II il Gotico. Le origini del borgo attuale sono invece datate nel XIII secolo d.C. e sono strettamente legate alla pastorizia. Il paese, infatti, nacque quando sorse l’esigenza di trasformare l’allevamento da stagionale a stanziale, iniziando il disboscamento delle alture per creare nuovi pascoli.

Gli edifici che si affacciano sul grande piazzale appena arrivati al borgo erano un tempo stalle e fienili. L’abitato più antico del borgo è situato sulla sommità del colle, dove si possono ancora ammirare il portale e alcune parti della vecchia fortificazione cinquecentesca. Le piccole stradine che salgono e scendono dal borgo sono una addossata all’altra, come fossero abbracciate per difendersi dal freddo, e, fino a poco tempo fa, sui muri si potevano osservare piccole figure sacre in ceramica, che la leggenda narra proteggessero gli abitanti contro le avversità della natura.

Il più importante monumento di Castelluccio è la chiesa di S. Maria Assunta, edificata nel XVI secolo, all’interno della quale è conservata una scultura lignea della Madonna attribuita a Giovanni Antonio di Giordano, mastro scultore di Norcia.

Scopri la storia di Norcia

Come arrivare a Castelluccio, strade aperte e viabilità aggiornata

Monti Sibillini

A lungo Norcia lottò per il primato sui Monti Sibillini, un’area naturale dal fascino assoluto

Castelluccio e Norcia distano tra loro circa 30 km. In condizioni normali, la strada (la Provinciale 477) si percorre in circa 40 minuti, oggi invece ci vuole un po’ più di tempo. Dopo il terremoto del 30 ottobre, infatti, la viabilità in quella zona ha subito colpi fortissimi che creano ancora difficoltà, a mesi di distanza. Cadute di massi, smottamenti e crepe hanno causato molti disagi e costretto le autorità a lunghi e complessi lavori di risistemazione, tutt’ora in corso.

Attenzione: a Castelluccio, attualmente, non esistono parcheggi attrezzati, ma si può fermare la macchina nel borgo, oppure, durante il periodo della fioritura, per brevi periodi di tempo, si può sostare anche lungo la strada che attraversa il Pian Grande.

In automobile (o in moto) da Norcia a Castelluccio

Ad oggi la situazione è molto migliorata, la strada tra Norcia e Castelluccio è aperta, percorribile (seppur con qualche accortezza) e soprattutto assolutamente sicura. La strada SP477 è aperta tutti i giorni senza limiti di orario.

L’accesso a Castelluccio è consentito non solo a macchine e moto ma anche a tutti i mezzi a motore, compresi i pullman turistici.

Vuoi visitare Norcia? Consulta la nostra guida

Altre strade percorribili

Visso e Castelsantangelo sul Nera

La strada provinciale SP136, che collega Castelluccio con il versante marchigiano dei Sibillini, e quindi con Castelsantangelo sul Nera, si trova ancora in situazioni difficili a seguito del sisma. Per l’estate 2019, ne è stata decisa la riapertura parziale, con le seguenti modalità:

  • dalle ore 8 alle ore 21 il sabato e la domenica, da fine giugno a fine ottobre;
  • dalle ore 8 alle 21, tutti giorni, nella settimana di ferragosto.

Arquata del Tronto

Per chi vuole raggiungere direttamente Castelluccio, provenendo da località diverse da Norcia, può utilizzare il passaggio da Arquata del Tronto/Pretare/Forca di Presta, aperto senza limitazioni orarie.

Forca Canapine

Un’ulteriore possibilità, per chi proviene dalla Salaria, è quella di utilizzare lo svincolo al km 148 e transitare per la galleria San Benedetto di Forca Canapine (SS685), per poi imboccare la strada per Castelluccio (SP477). La SS685, però, è sottoposta a limitazioni orari. E’ transitabile, infatti, solo alle seguenti condizioni:

·      giorni festivi dalle ore 6.00 alle ore 19,30;

·      sabato, dalle ore 6.00 alle ore 8.00 e dalle ore 15,00 alle ore 19,30;

·      dal lunedì al venerdì, dalle ore 6.00 alle ore 8.00 e dalle ore 17,30 alle ore 19,30.

In autobus

C’è anche la possibilità, purtroppo per ora limitata, di raggiungere Castelluccio a brodo di un bus di linea che parte da Norcia. Il servizio, durante il periodo estivo, è disponibile il giovedì e il sabato, con i seguenti orari:

Orari delle partenze da Norcia (Porta Ascolana): 8:00 –  13:30

Orari delle partenze da Castelluccio: 8:50 – 14:40

Dove dormire a Castelluccio di Norcia

Nonostante il paese sia stato duramente colpito dal terremoto, è possibile visitare alcune parti di Castelluccio, soprattutto la piazza principale, da dove è possibile ammirare lo spettacolo del Pian Grande, del Pian Piccolo, del Pian Perduto e del Monte Vettore, che domina l’intera zona. Con grande sforzo, alcune attività alberghiere e di ristorazione della zona sono tornate in funzione, dando possibilità ai turisti sia per il pernottamento che per gustare i prodotti tipici locali. Contattaci per avere maggiori informazioni.

La Valle Delle Aquile – B&B

tel. 3392586218 – 3391338079
www.lavalledelleaquile.com
info@lavalledelleaquile.com

Villa Tardioli

Via Sibilla 45/a
Cell. 366 1880700
info@vacanzeacastelluccio.com

Locanda de Senari – Agriturismo

Via della Bufera
Tel. 0743 821205 – Cell 335 6423131
info@agriturismosenari.it
www.agriturismosenari.it

Monte Veletta – Agriturismo

Via Monte Veletta, 9
Tel. 0743 821139 Cell. 348 5245231
info@monteveletta.it
www.norcia.agriturismocastelluccio.it

Dove mangiare

Ancora più ampia la scelta di posti dove mangiare e degustare prodotti tipici. Sono moltissime, infatti, le attività che sono riuscite ad organizzarsi, sia all’interno del borgo che poco distante.

La Volpe Oro – Bar degusteria

Piazza Monte Vettore
Cell. 3661970202
info@volpeorocastelluccio.it
www.volpeorocastelluccio.it

Bottega Alberobello – Degusteria zupperia

Via della Bufera
Cell. 366 9042005
info@prodottidicastelluccio.it
www.prodottidicastelluccio.it

Norcineria Castelluccio

P.zza Monte Vettore
Cell. 331 8250761
info@lavostracantina.it
www.lavostracantina.it

Villa Tardioli – Ristorante

Via della Sibilla, 45
Tel. 0743 665186 – Cell. 366 1880700
info@vacanzecastelluccio.com
www.vacanzecastelluccio.com

Il sentiero delle fate – Agriturismo

Nei pressi area del ‘Deltaplano’
Cell. 335 6118989
info@agriturismoilsentierodellefate.it
www.agriturismoilsentierodellefate.it

>>> Attività delocalizzate nell’area Deltaplano

Guerrin Meschino – Agriturismo

Cell. 338 3742649
guerrinmeschino@virgilio.it
www.guerrinmeschino.it

Sibilla – Bar degusteria

Cell. 3389902924
info@sibillacastelluccio.com

Del Vettore – Osteria

Cell. 3920626302 – 3319830509
paolobatti90@gmail.com
www.osteriadelvettore.it

Lu Soccio – Osteria

Tel. 0743 821193 – Cell. 3385806993
soccioluigitesta@libero.it

L’Altopiano – Risto degusteria

Cell. 338 1862512
antonio.conti.2in1@alice.it

Sibilla – Ristorante pizzeria

Tel. 0743 821106 – Cell. 348 6399817
Mail: ramadanazizi7@gmail.com

Taverna Castelluccio – Ristorante

Tel. 0743 821158 – Cell. 334 8443607
info@tavernacastelluccio.it

 

Il Pian Grande di Castelluccio in fiore

Visitare Castelluccio: fioritura e lenticchie i capolavori da non perdere

Quali sono i must di una gita a Castelluccio? Ve li raccontiamo noi. L’appuntamento più importante dell’anno è senza dubbio quello della fioritura, fenomeno che, ogni anno tra maggio e luglio, rende celebre quest’area. La zona interessata è quella del Pian Grande, collocata proprio alle pendici del Monte Vettore, e quelle del Pian Piccolo e del Pian Perduto, entrambe meno estese della prima. Agli inizi di maggio comincia il cammino delle fioriture, che raggiungono il loro culmine tra giugno e luglio. L’orchestra floreale tinge le spianate di bianco, rosso, blu, violetto grazie ai fiori di papavero, camomilla, leucantemo, Specchio di Venere e fiordaliso. Durante i mesi estivi si succedono gli eventi e le iniziative per celebrare questo spettacolo della natura, unico nel suo genere. Negli ultimi anni è stato attivato anche un servizio webcam a Castelluccio, progetto finanziato dalla comunità europea, che permette di assistere anche online alla meraviglia.

Vuoi sapere tutto sulla Fioritura di Castelluccio? Leggi qui!

L’altra protagonista di Castelluccio è, senza dubbio, la lenticchia. Il clima della piana è molto rigido, tanto da poterlo considerare simile a quello della steppa. Le forti escursioni termiche giornaliere, la temperatura minima media di 2,6°, le piogge esigue, il terreno carsico, ne fanno una zona estremamente complicata dal punto di vista delle coltivazioni. Eppure, nonostante le condizioni avverse, grazie alle sperimentazioni e alla cura del territorio, nel corso del tempo è stato possibile selezionare una varietà di lenticchia dalle eccellenti qualità, tanto da essere oggi riconosciuta come lenticchia di Castelluccio IGP. La coltivazione della lenticchia è merito esclusivo degli abitanti di Castelluccio, che con pazienza e sapiente dedizione sono riusciti ad adattare l’attività agricola alle caratteristiche del territorio.

Clicca qui per saperne di più sulle lenticchie di Castelluccio IGP

 

Itinerario Marcite di Norcia

Le Marcite di Norcia, un gioiello da proteggere

Se si è in vacanza a Norcia, una delle escursioni più semplici e suggestive da fare è quella nella zona delle “Marcite”. Un’area verde dalle caratteristiche uniche, che si trova a pochi passi dal centro storico. Una passeggiata semplice, adatta a tutte le età, che permette di ammirare un paesaggio dove l’incontro rispettoso tra uomo e natura offre il meglio di sè. Un itinerario da non perdere.

Cosa sono le Marcite?

Le marcite (intese come ecosistema) sono conosciute e diffuse nella pianura padana dove, come a Norcia, costituiscono aree a prato coperte da un sottile velo d’acqua che, conservando una temperatura quasi costante, favorisce la crescita dell’erba anche nella stagione fredda. La presenza dell’acqua è il fattore più importante nell’ecosistema delle marcite. Solitamente l’apporto idrico di queste zone è dovuto alla presenza di uno o più fiumi con acque di risorgiva, le quali fuoriescono direttamente da una falda idrica naturale. L’acqua che fuoriesce da queste falde acquifere costituisce importanti vene idriche che apportano costantemente umidità alla zona.

Vegetazione Marcite di Norcia

Un dettaglio della folta vegetazione che caratterizza l’area naturale delle Marcite di Norcia

La temperatura delle acque di risorgiva resta piuttosto costante durante il corso delle stagioni, oscillando tra i 10 C e i 14 C. Rispetto all’ambiente circostante, la temperatura delle acque, risente di un ritardo nelle oscillazioni di 2-3 mesi, così da avere acqua più fredda in aprile e più calda in ottobre. Questa particolarità determina quindi l’instaurarsi di condizioni microclimatiche del tutto particolari proprio nelle zone limitrofe alle are allagate.

Le Marcite di Norcia, un giardino naturale intenso e colorato

Il parco naturale delle marcite di Norcia, rappresenta per il comune e i suoi cittadini un’importante zona dal valore storico e naturalistico. Le marcite costituiscono un ecosistema complesso e unico sia nella piana di Santa Scolastica che in tutta l’Italia centro-meridionale. Sono il prodotto dell’interazione positiva tra uomo e paesaggio naturale, che nel tempo ha portato alla loro costituzione.

Mulino Marcite di Norcia

L’antico mulino delle Marcite di Norcia in una foto scattata prima del sisma che lo ha distrutto.

Le Marcite sono situate in un’area naturale adiacente al comune di Norcia, nella parte inferiore della piana di S.Scolastica, a pochi passi dal centro storico. Si trovano ad un’altitudine compresa fra 560 m e 590 m sopra il livello del mare ed occupano un’area di circa 170 ettari. Originariamente erano stati considerati come “marcite di Norcia” solamente i circa 140 ha compresi all’interno dei limiti del Parco Nazionale dei monti Sibillini, a cui poi ne sono stati aggiunti ulteriori 29 ha che costituiscono un sito d’importanza comunitaria (SIC) che va dal limite del parco fino alla frazione dei casali di Serravalle. Il fiume Sordo è il principale fiume ad avere il suo corso in quest’area. Dall’evento sismico del 30 ottobre 2016 è tornato a scorrere con veemenza anche il fiume Torbidone, il quale aveva subito un arresto dopo il terremoto del 1979, probabilmente per uno spostamento della falda a seguito del terremoto.

La biodiversità di questa particolare zona è la sua principale caratteristica. Sono presenti più di 70 specie di vegetali, tra piante e muschi. Lungo il fiume Sordo crescono alti pioppi cipressini ( Populus nigra var. italica ) ed eleganti salici bianchi ( Salix alba ), le cui foglie argentee creano interessanti riflessi e giochi di colore. Sul letto del fiume, sommersi dalle sue acque, crescono densi popolamenti di ranuncolo a foglie capillari ( Ranunculus trichophyllus ) che tinge di verde le acque e in primavera produce dei graziosi fiori bianchi. Nelle zone umide, su un muro o un sasso, crescono rigogliosi i vilucchi bianchi (Calystegia sepium). Nelle aree erbose delle marcite crescono in associazioni naturali, del tutto uniche e caratteristiche di questo ecosistema, la Loiessa ( Lolium multiflorum ), il Loglio ( Lolium perenne) e l’Eleocharis palustris, pianta che cresce solitamente in ambienti palustri. Nella zona del mulino, unico rappresentante dei vecchi mulini presenti nella zona in passato (oggi purtroppo distrutto a causa del sisma), crescono alti canneti di Typha angustifolia. Piccoli cespugli di sambuco ( Sambucus nigra ) sono presenti in alcune delle zone erbose.

Scopri l’antichissima storia di Norcia

In questo ecosistema delicato sono presenti anche uccelli che godono della protezione ambientale (Direttiva 79/409/CEE  ): il Succiacapre (Caprimulgus europaeus), il Martin pescatore ( Alcedo atthis ) e l’Averla piccola ( Lanius collurio ). E’ presente anche l’Ululone appenninico (Bomina variegata) anfibio inserito anch’esso nella direttiva europea sopracitata.

Il mantenimento di questa area naturale avviene attraverso il periodico sfalcio delle aree erbose. Questa e ulteriori pratiche di mantenimento hanno portato nel tempo queste zone a trasformarsi da aree acquitrinose a marcite. E’ tradizione storica che le marcite siano state costituite dalla comunità monastica dei monaci benedettini, all’incirca durante il VI secolo. Furono creati dei canali secondari (formette) che raccolgono l’acqua direttamente dai fiumi, e formano delle parcelle rettangolari di terra, le quali restano costantemente inumidite. Questa pratica consente quindi di avere un costante apporto di acqua nel terreno, ne consegue quindi che nei periodi di aridità l’acqua è comunque presente e quindi permette un perenne sviluppo della vegetazione, inoltre in inverno esplica un’importante azione termoregolatrice. Il ciclo vegetativo delle specie quindi si protrae per tutto l’anno dando la possibilità di poter eseguire ben 7 sfalci. I tagli estivi solitamente sono trasformati in fieno e vengono detti “maggengo” ( fine maggio, inizi di giugno), “agostano” ( ha luogo ad agosto) e “terzuolo” ( effettuato a settembre), i tagli invernali sono utilizzati come foraggio fresco e vengono effettuati a novembre, dicembre e fine febbraio, in alcuni casi è possibile effettuare un settimo taglio ad aprile.

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Una passeggiata per tutta la famiglia

Il mulino delle Marcite

Un dettaglio del sistema di funzionamento dell’Antico Mulino presente nella zona delle Marcite

L’area delle Marcite è facilmente raggiungibile da Norcia, sia a piedi che in macchina. Questo la rende un’area perfetta per una piccola escursione adatta a tutte le età. Un itinerario rilassante, che si snoda in una cornice naturale seducente.

Utilizzando la macchina (o direttamente a piedi) un modo per raggiungerla è quello di lasciarsi alle spalle la porta di Norcia conosciuta come Porta Romana, seguendo la strada principale che dopo pochi metri compie un’ampia curva a sinistra. Dopo 600 m sulla sinistra si può svoltare su una piccola strada sterrata in cui è consigliabile lasciare subito la macchina per poi proseguire a piedi. Dopo soli 300 m di cammino si giunge nell’area del mulino, nel cuore delle Marcite.

Nel caso in cui si provenga dalla strada principale “Tre valli umbre” (SS685), poco prima di raggiungere Norcia appena 150 m dopo aver superato un distributore di benzina, si perviene ad un grande incrocio. Arrivati all’incrocio prendere la strada in discesa sulla sinistra e proseguire dritti senza svoltare ulteriormente a sinistra. Dopo 400 m si può lasciare la macchina e proseguire a piedi, oppure svoltare a destra e continuare per 700m. Svoltare quindi nuovamente a destra e proseguire per altri 100m pervenendo in un’area dove è possibile parcheggiare e sostare nel cuore delle marcite di Norcia.

Buona passeggiata!

Articolo a cura del Dottor Giordano Rossi, Botanico naturalista